31-10-2014_Emilio Alessandro Manzotti_romanzo FRECCIA_La comunicazione ai tempi dei social

Come comunichiamo oggi? Cosa ci differenzia dai nostri padri e dai nostri nonni? Me lo sono chiesto dopo avere letto l’articolo di Beppe Severgnini uscito domenica 26 ottobre sul Corriere della Sera.
Le prime tre parole che mi sono venute in mente per definire la comunicazione attuale sono: continua, in tempo reale e visuale.
Continua perché grazie ai social network, whatsapp, gli sms, le mail, possiamo rimanere in contatto con le persone – ovunque si trovino – anche 24 ore su 24 se lo desideriamo (e loro ce lo permettono!). Questo da un certo punto di vista è estremamente positivo, semplifica i rapporti, annulla distanze, ci permette di raggiungere in ogni luogo coloro con cui vogliamo comunicare. Ma al contempo ci sottopone a un bombardamento di contenuti che spesso ci scivolano addosso senza lasciare traccia e ci rende vittime di un’ansia da comunicazione per la quale sentiamo l’esigenza di fare sapere subito e in tempo reale anche i dettagli della quotidianità.
In tempo reale per l’appunto: la comunicazione di oggi segue un flusso velocissimo e la notizia di un’ora fa rischia di essere già vecchia. Anche in questo vedo sicuramente dei vantaggi nella possibilità che abbiamo di essere informati in tempi brevissimi di ciò che accade, di potere consultare fonti diverse e farci un’idea più obiettiva sugli avvenimenti, le idee, le correnti di pensiero, le azioni politiche. Ma il rischio è che la comunicazione troppo veloce proprio per la sua natura, non sia sottoposta a filtri (in senso positivo del termine), non ci sia tempo di verificarla e soppesarla. Così nascono le famose “bufale” a cui seguono smentite e polemiche. E allora anche tenere il ritmo dell’informazione diventa faticoso. E si richiama il problema a cui ho accennato prima, il sovraccarico di contenuti che ci raggiungono di continuo e sui quali dobbiamo operare una selezione.
Infine, la comunicazione attuale è legata a nodo doppio all’immagine: sappiamo benissimo che sui social, i siti, i blog, un testo per attirare attenzione va accompagnato da un elemento visivo, immagine o video. Abbiamo social incentrati esclusivamente sul visuale come Instagram e Pinterest oppure Youtube e Vimeo. Perché? Perché il visuale è immediato e veloce, come il ritmo della nostra comunicazione.
Per fortuna che le parole hanno ancora il ruolo principale. E anche se molti hanno sostituito l’sms alla mail o i 140 caratteri di Twitter all’articolo, la centralità della scrittura resta un punto fermo per trasmettere agli altri ciò che viviamo, pensiamo o sentiamo nel profondo.